28 Posti, Milano

Oggi finalmente dopo tanto tempo torno a pubblicare foto e a raccontare un’esperienza gourmet extra casalinga.
Ieri sono tornata da 28 Posti grazioso ristorante vicino alla Darsena, dove la cucina è regno dello chef Ambrosino.
Un viaggio tra fermentati, cremosità e curiosità: nelle ultime portate fanno capolino sapori mediorientali che non ti aspetti per un concerto di sapori davvero interessante.
Opzione menu degustazione a 5 portate.

Preambolo con amuse bouch stuzzicanti (ottimo il macaron con burro e acciuga) e una minestrina di verdure con estratto di carote fermentate, il vero inizio è l’insalata di cavolo cappuccio, freschezza e acidità al punto giusto.
Insalata di cavolo cappuccio e piselli alla brace, tartufo nero, noce moscata e olio di argan.
Un anello fresco e croccante profumato al tartufo e di una bellezza delicata.

Nel piatto successivo un viraggio verso consistenze più morbide, cremose: ostrica alla brace, ippocrasso di vino di pasta, perle di tapioca e alloro; molto bello da vedere (una piccola spiaggia sul piatto) e altrettanto gustoso.
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Il primo sorprende al primo morso.
Eliche, aringa, asparagi, conciato di mandorle.
Profumo e sapore lievi di affumicatura e lo stupore prosegue quando ai primi morsi ti accorgi che la pasta è molto al dente e diventa quasi un supporto croccante al condimento che l’accompagna.

Rombo tiepido con salsa di ricci di mare e datteri, minestra di orzo fermentato e tabacco, piatto forse che ho preferito meno ma mi ha molto divertito la ciotola in accompagnamento (e ritorna la cremosità): gnocchi di pane stagionato e piselli fermentati.
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Ultimo piatto l’agnello proposto in alcune declinazioni: arrostito con mela cotogna in conserva, agrumi secchi e lievito, poi come ripieno del Gatah (pane dolce tradizionale armeno), poi ad arricchire una reinterpretazione della bagna cauda di fave e agnello appunto, il tutto accompagnato da spiedo di cicoria è grasso di agnello (amara, giusta in conclusione per ripulire il palato).