Fin dall’apertura di questo ristorante, premiato quest’anno con una stella Michelin, sono sempre stata attirata dall’idea di vedere dal vero alcuni piatti scenografici e sorprendenti. Ero anche molto incuriosita della modalità di lasciar scegliere allo Chef l’intero menù, ‘Riflesso’ appunto, un menù degustazione a 11 portate, dopo aver precisato intolleranze o allergie eventuali. E dunque la serata giusta è arrivata, un caldo sabato sera estivo in una Milano (quasi) deserta. Il locale mi è piaciuto molto, soffitti decorati, pareti bianche con lampadari rossi (‘contraste’!) e quadri dai toni decisi, un caminetto in sala (ovviamente non funzionante) e tavoli rotondi, un’atmosfera elegante, quasi di altri tempi ma in chiave moderna. La mia scelta, dopo aver attentamente osservato il mio sguardo pensieroso sullo specchio che si trova all’interno del menù, è dunque ricaduta sulla totale fiducia nella fantasia dello Chef uruguaiano Matias Perdomo, lasciandomi guidare nel viaggio di scoperta ‘alla cieca’ della sua cucina. Il primo piatto non è stato un vero piatto nel senso stretto del termine. Il cameriere mi ha appoggiato sul tavolo una scatola chiusa con un lucchetto, mi ha fatto scegliere una chiave e ho così scoperto cosa si nascondeva all’interno della scatola nera. Era un bellissimo e colorato tris: un bob bon verde di sarde in saor, un involtino di zucchina e una tartare di carne con peperoni che aveva però le sembianze di una fragola (1). Sapori decisi e delicatissimi da gustare in tre bocconi in totale. La seconda portata era in realtà un'altra composizione di tre piccoli piatti: tartare di gamberi marinati nella barbabietola (una delizia!), una patata su crema di fagiolini e, prima vera curiosità e novità per me, un tamal di anguilla affumicata (2). Il tamal è un antico piatto della cucina sudamericana (pare però che alcuni antropologi ne attribuiscano la preparazione anche alle popolazioni di Inca, Maya e Aztechi; nella cucina peruviana se ne possono trovare svariate tipologie, vegetariano a base di mais o con pollo e manzo, cotti al vapore, alla brace o con il procedimento della Pachamanca (cottura sotto terra a riverbero usando pietre pre-riscaldate). Nel mio caso era a base di anguilla; onestamente non sono una grande fan dell’affumicatura, ho sempre pensato che omologasse troppo i sapori ma in questo caso ho apprezzato notevolmente la raffinatezza di gusto del pezzetto di anguilla presentato in questa modalità. Successivamente, un altro piatto che mi ha colpito positivamente (forse uno dei miei preferiti dell’intero menù): noodle di capesante (sì, avete capito bene, preparati mettendo insieme, con un procedimento lungo ed elaborato, molte capesante!) con mousse di parmigiano (3). Che contrasto di sapori! Squisito e molto bello da vedere! Ecco poi arrivare un piatto molto elegante, una foglia a base di pomodoro che sembra però un piccolo fazzoletto dorato che nasconde un’associazione di pesce pagano e cozze, la presentazione è da wow (4). Non mi sembra corretto parlare di tutti i piatti, la parte più bella di un’esperienza in un ristorante come Contraste è la sorpresa e la curiosità di assaggiare che ogni piatto stimola. Vorrei però concludere con un dolce davvero molto interessante che già il nome preannuncia spettacolare: Pulp Ficiton (5). Mousse di cocco, pallottole di cioccolato e schizzi di sangue alla barbabietola, il tutto adagiato su uno specchio corredato di cornice, come se si trattasse di parte di un arredamento staccato e portato direttamente a tavola per deliziare l’ospite!
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August 2021
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