La locanda sotto gli Archi di Sextantio è un altro luogo sospeso nel tempo dove passare una bella serata. Il posto stesso ha subito un’opera di restauro in ottica conservativa: ad esempio sono stati mantenuti i muri neri in ricordo dello storico opificio del borgo. I piatti e il vasellame (bellissimi, li avrei comprato se fosse stato possibile!) sono realizzati a mano e ispirati a una ricerca sulla ceramica d’uso commissionata al Museo delle Genti d’Abruzzo. La proposta del ristorante trae ispirazione da una ricerca etnografica sulla cucina popolare della Baronia di Carapelle e messa in pratica dallo chef Emilio Pro che esalta bei piatti la materia prima del suo territorio. Infatti, oltre a prodotti a km zero, nel menu si trovano tipicità regionali come alcuni presidi slow food (fico secco reale di Atessa, mortadella di Campotosto, grano di Solìna, salsiccia di fegato aquilana, ventricina vastest), PAT prodotti agroalimentari tradizionali (pecorino di Atri) e zafferano dell’Aquila DOP. La scelta è stata di assaggiare un tagliere di salumi e formaggi e due primi, Tajarelli di Villa Santa Lucia (tagliarelli acqua e farina con funghi di bosco, salsiccia di maiale e tartufo estivo) e Chitarra con guanciale amatriciano, pomodoro pera, scaglie di pecorino canestrato.
Per l’occasione ho scelto di assaggiare il Piè delle Vigne 2018 Cataldi Madonna, rosato dell’anno 2021 per Gambero Rosso e 4 viti sulla guida Vitae 2021 di Ais.
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August 2021
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